Andrà tutto bene... Tra disperazione, negazione e speranza

Andrà tutto bene.....

Confesso di provare, in ognuna delle decine di volte al giorno in cui mi trovo "visitata", come noi tutti, da messaggi che inneggiano a questa speranza, da lenzuola dipinte che urlano una previsione che non possiamo fare, una sorta di fastidio, di desiderio di sentire altro, non so bene nemmeno io cosa. Mi sembra sottenda una profonda negazione, un non voler guardare la realtà per quella che è, dura, carica di ansie, disorientante e spesso sconvolgente.

 

 

Joan Mirò, Blue II, 1961

 


Andrà tutto bene...

La mia collega B. ha 38.5 di febbre da 3 giorni, il suo medico di base la ascolta telefonicamente. Deve solo aspettare e assumere la Tachipirina. Mi verrebbe voglia di urlare: "aspettare cosa?"

S. ha perso il marito, non ha potuto salutarlo, né stargli vicino perché lei pure è ricoverata. Hanno due figli adolescenti. La signora P., 95 anni, è a casa da sola, confusa e un po' spaventata. La badante che la seguiva, non essendo in regola, non può più occuparsi di lei.

Si muore da soli, una solitudine ingiusta, straziante e intollerabile. Non abbiamo il conforto di una veglia funebre.

A Bergamo i convogli militari si occupano di portare via le bare. Andrà tutto bene....

Con quale diritto possiamo dirlo a queste persone?

E poi, come potrà andare tutto bene quando l'evidenza è tutt'altra, quando brancoliamo nel buio, non conosciamo quello da cui dobbiamo difenderci, non sappiamo se, come individui e come collettività, siamo preparati ad affrontare e sopportare qualcosa di così tragico e distruttivo?

 

Andrà tutto bene...

Mentre scrivo sale la rabbia, mi chiedo chi sia quella persona fuori dalla realtà che ha iniziato a diffondere questo messaggio, a far disegnare arcobaleni ai bambini, come se fosse un gioco, ponendo sulle loro piccole spalle il compito gravoso di sostenere la speranza.

Rabbia verso questo spostamento assurdo che ci fa individuare il nemico in un virus. Non è lui il nemico, lui fa il suo mestiere, ignaro di tutto, è programmato per questo. Noi per cosa siamo programmati?

Il nemico siamo noi, noi che non abbiamo un briciolo di lungimiranza, noi che non riusciamo a starcene a casa e scalpitiamo perché vogliamo prendere un po' d'aria, noi che cambiamo idea ogni due giorni sulla gravità, sulle misure, sulle terapie.

 

Andrà tutto bene...

Mi fermo un attimo, capisco di aver vomitato la rabbia, l'angoscia, la paura che implodono e mi soffocano.

Ascolto le persone, tante provano quello che provo io. Serve poter evacuare queste emozioni e pensieri? Oppure serve dire andrà tutto bene?

Dove risiede la speranza a cui tutti dobbiamo attingere e come convive con la paura della nostra fragilità?

Risiede nel poterci arrabbiare, dar sfogo a tutta la nostra angoscia, individuare i nemici tra chi ci governa, tra i paesi vicini, tra coloro che trasgrediscono alle regole? Oppure nel buttare fuori tutte le nostre paure catastrofiche, scaricarle su chi ci è vicino, intossicare gli altri per sentirci noi meno intossicati?

La risposta, ovviamente, è no, certo che non è questa una strada matura. Ma noi siamo anche esseri dalle emozioni immature, travolti spesso dalla nostra incapacità di contenere e sopportare quello che ci opprime e ci tormenta.

Ecco, allora, con una sorta di timore, con trepidazione, sottovoce, sussurrando, in punta di piedi credo che possiamo dirci

 

Andrà tutto bene...

Perché, anche se viviamo in una atmosfera carica di spavento e confusione, stiamo imparando a sopportare di non avere subito tutte le risposte, a tollerare l'incertezza, il dubbio, senza cadere nella disperazione

Stiamo, come paese e come singoli, resistendo alla tentazione di trovare sommariamente le colpe e crocifiggere, che è cosa diversa dal cercare responsabilità e porre rimedio agli errori.

 

Andrà tutto bene

Perché forse scopriamo che il vicino non è il nemico, ma un amico sconosciuto. Stiamo imparando a tenderci una mano, sappiamo offrire un sostegno possibile all'anziano da solo, al fruttivendolo che non può più vendere al mercato, agli ospedali che non hanno le attrezzature, a chi ha bisogno di parlare e condividere le ansie o la disperazione. Doniamo quello che sappiamo fare, musica, parole, video, battute e messaggi, cuciamo mascherine colorate per donarle.

Oggi possiamo provare, forse, dopo anni di spietato individualismo, a ritrovare un'etica della responsabilità, della collaborazione e della solidarietà in cui ognuno di noi rinunci a qualcosa a favore del bene comune. Lo stiamo già facendo, restando a casa.

 

Andrà tutto bene

Perché il nostro personale sanitario sta occupandosi di noi come tanti padri e madri, con una generosità, senso di responsabilità e amore senza limiti. Ci riempie il cuore di gratitudine e di sgomento, "sono pronti a morire per me..." proprio come padri e madri e noi come bambini che, pur nelle paure più angosciose, sentiamo che avremo a sostenerci queste braccia amorevoli e sapienti.

 

Andrà tutto bene

Sopratutto andrà tutto bene se potremo davvero avvicinarci alla nostra fragilità, e riconoscerne la bellezza, la condizione intrinseca all'essere umani. Perché solo così quelle parole non saranno la negazione di una dolorosa realtà, ma l'autentica accettazione del cammino che si fa meno difficile e penoso se percorso tenendo per mano l'altro.

 

Andrà tutto bene se potremo ammorbidire la corazza con cui affrontiamo di solito il mondo e ci lasceremo avvicinare dalla tenerezza. Perché se sapremo aprirci al dolore, al male che subiamo e a quello che procuriamo, allo sconforto e alla solitudine, allora potremo anche essere aperti alla gioia, e alla consolazione dell'affidarsi.

 

Andrà tutto bene sono le parole che la mamma o il papà rivolge al bambino che accompagna dal dottore, che affronta il primo giorno di scuola, che per la prima volta esce da solo per raggiungere l'amico, che si avvia alla sua prima partita.

 

Andrà tutto bene è l'incoraggiamento del figlio all'anziano padre che entra in ospedale, dell'amico vicino al momento dell'esame, della moglie al marito prima del colloquio di lavoro, dei genitori che salutano il figlio che emigra. Andrà tutto bene perché, se anche non sarà così, loro ci saranno, saranno al fianco di chi deve riprendersi, ritentare, asciugheranno le lacrime e continueranno ad amare.  Andrà tutto bene non perché possiamo garantire il futuro, ma perché possiamo garantire che saremo lì, comunque.

  

Sabina Dal Pra' Nielsen

 


 

 

Andrà tutto bene non perché possiamo garantire il futuro,

ma perché possiamo garantire che saremo lì, comunque.