Febbraio, tempo di valutazioni
Nel mese di febbraio in tutte le scuole sono consegnate le temute schede di valutazione. Non si può nascondere, che per quanto un alunno vada bene a scuola, il momento metta una certa ansia. Il bambino si chiede se sia stato veramente adeguato, o se sul giudizio incida negativamente quell’unica volta in cui non ha fatto la verifica perfetta, oppure se ancora una volta risulterà evidente che è uno scarso, il genitore teme che l’insegnante, attraverso il giudizio del figlio, giudichi il suo operato di padre e madre, il docente a sua volta cerca di attenersi il più possibile alle regole e alla oggettività per la paura di essere attaccato o addirittura denunciato.
Di seguito tre punti di vista nei quali i giudizi di valutazione sono un’occasione per un momento di riflessione e di crescita.
Diario di una maestra
Questo per gli insegnanti è un periodo di pagelle, scrutini e valutazioni.
È un periodo di tensioni e di lavoro molto intenso. All’inizio della mia carriera vivevo la scadenza delle pagelle con molta ansia. Con il tempo ho imparato a guardare a questo momento come ad un’occasione estremamente arricchente e stimolante.
Le valutazioni sono delle vere opportunità per guardare i propri alunni. Nel tentativo di dire per ognuno di loro ciò che li caratterizza, non soltanto dal punto vista dell’apprendimento, scopro qualcosa di loro, di me e loro insieme. Scopro il loro percorso di crescita, il loro modo di essere, il loro modo di porsi e di restituirmi qualcosa di loro. Questo è l’aspetto che più mi piace dello scrivere i giudizi di ciascuno dei miei alunni. Nella tranquillità della mia casa mi ritrovo a pensare ad ognuno di loro e scrivo ciò che ho nella mente e nel cuore. Lascio che le parole possano immortalare, come in una fotografia, l’essenza di questi bimbi, per quello che mi hanno potuto far vedere, per quello che abbiamo potuto condividere in questo pezzettino di strada fatto insieme. Mi sento soddisfatta quando nel rileggerli ritrovo proprio quel bambino o quella bambina. In questo momento tocco con mano quanto l’apprendimento e l’insegnamento ruotino e dipendano dallo sguardo educativo che ho sui miei allievi.
E ancora i giudizi diventano un’ occasione anche per confrontarmi con i miei colleghi e non solo... Condivido infatti questo sguardo soprattutto con i genitori, facendo diventare anche per loro il momento delle pagelle un’occasione per guardare con occhi nuovi i propri figli, al di là del rendimento.
Nunzia Esposito
Una mamma racconta
Seguiamo i nostri figli quotidianamente, di loro sappiamo tutto, su di loro abbiamo uno sguardo d’amore così attento che nessun altro mai avrà.
Eppure temiamo tantissimo il voto su di loro, come se quel voto fosse anche un po’ nostro. “Dovevo seguirlo di più?” “Dovevo metterlo in punizione e farlo studiare di più?”
Quando nostro figlio è nato, si è compiuta una magia: abbiamo dato vita ad un essere umano separato da noi, ma il legame è sempre talmente forte che spesso ci dimentichiamo di questa separazione. Capirlo subito dopo la nascita è impossibile sia per noi che per il nostro bambino, e allora su questa separazione dobbiamo piano piano lavorare per comprenderla, costruirla, digerirla. Prima o poi arriva il momento in cui capiamo che questa separazione è reale e lo dobbiamo capire noi genitori per primi.
Solo così i nostri figli si sentiranno liberi di volare. Verso esperienze o occasioni perse, gioie o fallimenti, verso un percorso che sarà solo il loro.
Mia figlia l’altra sera non riusciva a dormire. Era preoccupata per la pagella. “Mamma, lo so che chiacchiero e sono distratta. Ho paura di avere un brutto voto in condotta”.
Sono la sua mamma, non ho bisogno di leggere una pagella per sapere chi è. Nella pagella leggerò come stanno andando le sue esperienze, cosa l’appassiona, cosa le crea problemi. La leggerò come se fosse il racconto delle esperienze che la stanno facendo crescere. Mi preparo come ci si prepara ad un incontro.
Non sono preoccupata, non vedo l’ora!
Patrizia Casagrande
Valutare, cioè dare valore
Nel mese di febbraio sono consegnati dagli insegnanti i giudizi di valutazione di fine quadrimestre, gioie e dolori per alunni e genitori. All’interno delle famiglie, sono vissuti frequentemente come giudizi definitori della persona. Mio figlio “è” quel brutto voto e tutto il contenuto del dialogo e del rapporto si riduce a come riuscire a venir fuori da questa situazione. Si possono così ingenerare situazioni di esasperato controllo, di rabbia, di senso di frustrazione e, da parte del ragazzo, di disistima, di sotterfugi, di noia.
Pensare che fin da piccolo il bambino chiede insistentemente di essere valutato! Ricordiamoci le volte che con grande soddisfazione ci ha regalato un suo disegno fatto di ghirigori colorati aspettandosi il nostro commento: “Che bello, ma che cos’è?” E quando lui o lei ci rispondeva: “Sei tu, mamma”, il nostro grazie sincero e commosso lo rendeva pieno d’orgoglio. O proviamo a farci tornare in mente quando ancora traballante sulle gambe, provava a fare quei piccoli salti che non lo facevano neanche alzare da terra eppure ci chiamava con insistenza: “Mamma, papà, guarda, guarda.” In quei momenti i nostri figli chiedevano davvero di essere valutati cioè, come esplicita l’origine della parola, che noi dessimo loro valore.
Ma forse mi potrete obiettare: cosa c’entra tutto questo con i voti? Il pensiero comune ci mette in mente l’idea che se uno va male a scuola deve studiare, recuperare, altrimenti nel mondo diventerà un perdente!
Mille e mille pensieri si muovono intorno al rendimento scolastico, dal desiderio di perfezione del proprio figlio (in questa verifica non ha preso dieci come al solito, come è possibile?), di confronto e invidia verso i figli degli altri (perché al tuo compagno ha dato un voto più alto che ha fatto il tuo stesso numero di errori?), di giustificazione (mio figlio è dsa e non gli è stata data la verifica differenziata), di rabbia verso il figlio (sei sempre davanti alla tele, adesso la spengo per due mesi!) e chi più ne ha più ne metta!
In effetti sono tutti pensieri che possono avere il loro perché, ma ciò che sta stretto è che diventino una misura in cui imprigionare i nostri figli che sono molto, molto di più di una performance scolastica! Ogni bambino infatti ha doti e fragilità, l’avventura entusiasmante del rapporto educativo è proprio quella di scoprire i loro semi conservati nel profondo, anche se a volte sono sotterrati da quantità importanti di terra!
Questo sguardo è ciò che permette di non essere reattivi di fronte alle valutazioni scolastiche, ma di affrontare le fragilità dei bambini trovando per ognuno di loro la strada migliore.
Maria Petitti
In quei momenti i nostri figli chiedevano davvero di essere valutati
cioè, come esplicita l’origine della parola, che noi dessimo loro valore.