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IN RICORDO DI...
NIELS PETER NIELSEN

Niels Peter Nielsen nasce a Milano il 6 marzo 1944 da padre danese e madre italiana. Si laurea in Medicina nel 1970 e si specializza in Psichiatria nel 1974. Le due tesi anticipano gli itinerari di pensiero che svilupperà nella sua ricerca futura, la prima affrontando le implicazioni terapeutiche del rapporto medico-paziente, la seconda gli aspetti psicodinamici della depressione.


Negli anni della specializzazione lavora dapprima a Milano in una struttura innovativa, il Centro di Pronto Intervento Neuropsichiatrico, dedicata alla cura dei pazienti acuti; successivamente, nel 1973, inizia la sua attività presso i servizi psichiatriche della Provincia di Como. In quegli anni pubblica, con altri autori, il libro Le tossicomanie giovanili (Pensiero scientifico, 1976) scrivendo un contributo sulla personalità dell’eroinomane.


L’amore per la divulgazione della riflessione scientifica attraverso la scrittura è presente fin dall’inizio dell’attività di Nielsen. Nel 1980 sono già più di un centinaio i lavori scientifici che compaiono su riviste italiane e internazionali.
Nei primi anni dopo la laurea pubblica soprattutto studi a carattere psicofarmacologico, poi principalmente ricerche sui reattivi mentali, in particolareil test di Rorschach, di cui era grande conoscitore, e articoli in cui diviene centrale l’interesse psicodinamico. I test psicodiagnostici, in quegli anni utilizzati per rendere le diagnosi più “oggettive”, diventano per Nielsen una via per stabilire con il paziente un contatto più profondo, utilizzando le risposte e i risultati come occasione per permettere una maggiore conoscenza di sé. Di qui l’attenzione per i contenuti simbolici e altamente evocativi delle risposte al test Rorschach, quali la risposta impronta, ombra o maschera, indagati in articoli espressamente dedicati. A quest’ultima tematica si collega la passione di Nielsen per l’arte tribale africana, soprattutto per le maschere, di cui nel tempo diventa cultore e collezionista.


Tornando al percorso professionale, dopo un breve periodo come primario psichiatra negli ospedali della Provincia di Genova, dal 1979 affronta un’altra esperienza innovativa, come aiuto primario del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura dell’Ospedale civile Sant’Anna di Como, appena aperto in applicazione della legge 180 di riforma della psichiatria. Nel frattempo, dal 1978 al 1989, si occupa della formazione degli operatori sanitari insegnando Neuropsichiatria e Psicologia Applicata alla Professione per l’abilitazione alle funzioni cliniche e direttive degli operatori ospedalieri. Dal 1981 assume inoltre il compito di coordinare la programmazione e l’organizzazione dei Consultori familiari inseriti nel Dipartimento Materno infantile. Questo permetterà un’interessante possibilità di coordinamento tra consultori familiari e ospedale.

A partire dalla promulgazione della legge 194 uno dei compiti dei consultori è stato quello di affiancare le donne nel momento in cui sorge la decisione di interrompere la gravidanza. A seconda del momento storico-sociale questo evento della vita della donna è stato diversamente considerato, a volte ostacolato, a volte inteso come mero diritto, con poca attenzione alle implicazioni emotive e al dolore della scelta. Nielsen, pur nell’ambito dei compiti del Consultorio e del rispetto del diritto della donna, ha cercato di portare l’attenzione, anche attraverso studi e ricerche pubblicate in quel periodo, sulla sofferenza profonda, a volte non riconosciuta, della decisione di interrompere una gravidanza anche quando questa appare l’unica scelta possibile.


Nel 1983, sempre alla ricerca di nuovi stimoli scientifici e culturali, consegue la laurea in psicologia presso l’Università di Padova con una tesi dal titolo “Sul valore simbolico delle tavole del test di Rorschach”.


Non abbandona gli studi farmacologici, nonostante sempre più articolate siano le sue riflessioni sull’onnipotenza del “fare terapeutico” psichiatrico; infatti dal 1979 al 1986 è membro del consiglio Direttivo della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia. In quegli anni, però, l’interesse per gli aspetti profondi della personalità umana lo porta a indirizzare la sua formazione verso la psicoanalisi, sostenuto dal desiderio di affinare una maggiore capacità di ascolto profondo.

Nell’agosto del 1981 inizia l’analisi didattica con Piermario Masciangelo e il training che lo porterà a diventare, attraverso tutti i passaggi societari, Membro Ordinario della Società Psicoanalitica Italiana. La formazione psicoanalitica influenzerà profondamente il suo modo di interpretare l’attività di psichiatra e di responsabile dei servizi pubblici, portandolo a interessarsi sempre più all’applicazione del modello analitico al lavoro psicoterapeutico e istituzionale. Con il sostegno di alcuni medici ospedalieri promuove l’apertura di una sezione di psicoterapia analitica e di un servizio intraospedaliero di consulenza ad indirizzo psicodinamico. L’intento è quello di favorire una conoscenza del paziente che tenga insieme corpo e mente, offrire un sostegno in caso di malattia fisica, approfondire le malattie psicosomatiche utilizzando il patrimonio culturale e formativo di matrice analitica opportunamente declinato nell’ambito dell’ospedale civile.
Il progetto si realizza nel 1986 e Nielsen diviene responsabile e supervisore del Servizio di Psicologia Clinica dell’Ospedale Sant’Anna di Como e referente territoriale per l’area psicologica del Centro di Prevenzione e Cura delle Malattie della Mammella. L’interesse per le tematiche che coinvolgono il rapporto mente-corpo si ritrova anche negli scritti di questo periodo: pubblica numerose ricerche sui disturbi alimentari e, insieme ad altri autori, il libro “Implicazioni psicologiche nella relazione col paziente oncologico” (Edizioni Poletto, Milano, 1992).

È intorno a quegli anni che la psicoanalisi diventa centrale e assorbe quasi totalmente il suo interesse teorico e clinico.

Nel 1992 cura l’edizione italiana e scrive la prefazione di due importanti testi psicoanalitici: “L’atto di passaggio” O. Flournoy e “A favore di una certa anormalità” di Joyce Mc Dougall.


Nel 1996 lascia il servizio pubblico per dedicarsi esclusivamente all’attività di psicoanalista e inizia un percorso di riflessioni che lo condurrà a pubblicare i suoi maggiori contributi.
L’esperienza di psichiatra, psicofarmacologo e psicoanalista, fonte di ricchezza ma anche di conflitto e incongruenze, trova spazio ed elaborazione nel suo primo libro: “Pillole o parole? Relazione verbale e rapporto psicofarmacologico”(Raffaello Cortina, 1998). Il volume, ricco di esperienza clinica, riflessione teorica e umanità, descrive le possibilità e le difficoltà di integrazione dell’intervento farmacologico con quello analitico nell’ambito della condivisione del dolore e della sofferenza mentale.


Inizia successivamente un lungo periodo di studio intorno a tematiche particolarmente difficili da affrontare: il “nazismo” come aspetto della mente umana, l’odio, nelle sue forme personali e sociali, la violenza, il male. Da questi approfondimenti nascerà una serie di volumi che si iscrivono in un progetto di riflessione sulle emozioni distruttive all’interno della prospettiva psicoanalitica. Pubblica così nel 2004 L’universo mentale “nazista” (Franco Angeli), libro di grandissimo spessore culturale e teorico, in cui viene descritta una organizzazione psichica sottesa da una logica e da un sistema mentale doppio, che si interseca con la negazione delle differenze e il diniego perverso della realtà. Potremmo dire che il libro suona come un allarme, un invito a tenere alta la guardia e soprattutto a vedere, nel senso più pieno del termine. Vedere che quella pagina di storia è piena di orrore anche perché costellata non tanto di fiancheggiatori espliciti, ma di silenziose ombre che con il loro voltarsi dall’altra parte hanno permesso che tutto si svolgesse senza trovare contrasto.


Il libro successivo, scritto insieme all’amico e collega Salvatore Zizolfi, "Rorschacha Norimberga. I gerarchi nazisti a processo fra memoria storica e riflessione Psicoanalitica” (Franco Angeli, 2005) analizza i protocolli dei gerarchi nazisti raccolti durante il processo di Norimberga. Nuovamente viene messo in luce un tipo di personalità che, dietro l’apparente normalità, anzi banalità, a una lettura psicoanaliticamente attenta rivela una profonda distorsione dell’identità, una organizzazione mentale mimetica, con aspetti perversi, che ha cercato un estremo adattamento per non scompensarsi.


Per diversi anni Nielsen studia e approfondisce i temi della distruttività, dell’odio e dell’antisemitismo, partecipando a congressi e gruppi di studio della Società Psicoanalitica Italiana e Svizzera.


Nel 2004, nell’ambito delle iniziative organizzate dal Centro Milanese di Psicoanalisi, tiene sei conferenze su temi quali “Fra biologia e psicoanalisi: una rivisitazione di Freud”, “Aspetti trasformativi della psicoanalisi ed elementi conservativi della cura psicofarmacologica” ed altri.
La riflessione sul tema della distruttività umana continua per alcuni anni e si conclude con la pubblicazione nel 2010 “I colori dell’odio” (Raffaello Cortina). Il volume uscirà postumo, a pochi mesi dalla morte dell’autore, che fino al suo ultimo giorno di malattia lavora insieme all’editore alla rifinitura, al titolo, alla scelta della copertina.
Il volume avrebbe dovuto contenere anche uno studio sulle diverse manifestazioni dell’odio e della distruttività nell’arte, nella letteratura e nella società. Questa seconda parte, che autore ed editore decidono di riservare a una seconda pubblicazione, ha trovato spazio nel testo “L’albero del male. Forme dell’odio collettivo e psicoanalisi”, pubblicato postumo nel 2017 da Franco Angeli.

L’interesse per una tema così difficile, sia sul piano teorico sia emotivo, nasce in Nielsen dalla pratica clinica, dall’ascolto attento, profondo e non evitante dei sentimenti dei pazienti. Nasce anche dalla piena consapevolezza che l’odio “è una manifestazione specifica dell’uomo. Insieme all’omicidio, al sadismo, alla vendetta sanguinosa, alla guerra, al genocidio, al terrorismo l’odio è tipico dell’animo umano, almeno quanto lo sono il linguaggio simbolico, la scrittura e le religioni”. Infine nasce dalla costatazione che sempre più l’uomo e la società sembrano aver perso lo sbigottimento di fronte all’orrore, quasi fosse diventato qualcosa di banale. Secondo Nielsen,analizzare in profondità il male, l’odio e i sentimenti limitrofi può servire a non colludere con questa tendenza alla negazione, al guardare senza vedere, e può aiutare ad opporsi alla normalizzazione, all’assuefazione di fronte ai quotidiani orrori delle guerre, delle stragi e delleviolenze individuali.
Al pensiero di Nielsen intorno a queste tematiche, in occasione della pubblicazione de L’albero del male, alcuni amici e il Centro Milanese di Psicoanalisi hanno dedicato una giornata di studio.

L'Albero del Male: le Prospettive Psicoanalitiche parte II

Niels Peter Nielsen muore il 5 ottobre 2010, dopo una breve, dolorosa malattia. Ha avuto tre figli, Bjorn, nato dal primo matrimonio, e Davide e Grethe, nati dal secondo.


Nielsen amava leggere e studiare, amava la letteratura, la natura, gli animali. Riservato e interessato a poche, intime relazioni e amicizie, era un appassionato e tenace camminatore. Ha lasciato una traccia profonda e un profondo dolore per la sua perdita nei colleghi e amici e naturalmente nella sua famiglia.


L’Associazione è un tributo alla ricchezza e generosità con cui ha condiviso il sapere e la ricchezza affettiva della sua vita.

Sabina Dal Pra’ Nielsen

Davide Nielsen

Grethe Nielsen

Bjorn Nielsen

“I COLORI DELL'ODIO”

Intervista a Paolo Chiari, Sabina Dal Pra' Nielsen, Michele Sforza nel programma Geronimo Filosofia (Radio Svizzera Italiana, Rete Due - marzo 2019), dedicato al tema dell'odio nel pensiero di Niels Peter Nielsen.

La puntata è sul sito, ascoltabile online, a questo link:

INTERVISTA "GERONIMO FILOSOFIA"

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